È considerata un’alterazione endocrina più comune in età fertile ed insorge nel periodo puberale.
Si parla di Pcos quando si presentano almeno due dei seguenti criteri:
oligo-ovulazioni o anovulazioni,
iperandrogenismo,
cisti ovariche
I sintomi più comuni:
amenorrea, infertilità, acne, irsutismo, alopecia,
pelle scura (acanthosis nigricans) che possono comparire nella zona periascellare, sulla nuca, sulle pieghe cutanee e sulle nocche e/o gomiti
disordini metabolici e stato infiammatorio alterato,
patologie cardiovascolari, problematiche legate a fegato e colecisti,
obesità, disordini ormonali, disordini dell’umore,
ridotta densità minerale ossea, fino a evoluzioni in patologie oncologiche.
Le possibili cause sono di tipo multifattoriale quali: genetica, fattori ambientali, stile di vita, alcuni interferenti endocrini e AGEs (Advanced Glycation End products) esogeni. Questi ultimi sono determinati da un’alimentazione non equilibrata e poiché si ritrovano prevalentemente in alimenti ricchi di grassi saturi e idrogenati. Bassi livelli di questi interferenti endocrini invece si riscontrano in alimenti vegetali quali legumi, frutta e verdura, cereali. La Pcos è spesso associata ad adiposità addominale, insulino-resistenza, obesità nel 50-80% dei casi e disordini metabolici. Tuttavia, in più della metà delle donne con sindrome ovarica policistica, il peso è normale, e alcune donne sono sottopeso.
Alcune conseguenze predispongono ad uno squilibrio nel controllo neuro-endocrino che potrebbe portare anche a disfunzioni nella regolazione dell’appetito, predisponendo quindi eventualmente le donne con Pcos a consumare più calorie del necessario. Oltretutto, la flessibilità metabolica delle donne affette da Pcos è spesso compromessa, a causa della condizione di insulino-resistenza e iperinsulinemia di compenso. Un indice di massa corporea (BMI) > 25 peggiora, inoltre, segni, sintomi e conseguenze: il tessuto adiposo altera l’ambiente endocrino partecipando alla produzione e conversione di ormoni sessuali e rilascia adipochine. Tutte queste condizioni sono fattori di rischio per l’insorgenza di malattie cardiovascolari, Diabete di tipo 2, tumore dell’endometrio ed esiti avversi per quanto riguarda la fertilità.
Terapia multidisciplinare
1. Controlli periodici dal ginecologo per diagnosi e monitoraggio, è importante effettuare ecografia pelvica, controllare la ciclicità mestruale e/o i sanguinamenti disfunzionale, correggere eventuali anomalie ormonali.
2. Fortemente consigliata una regolare attività fisica: attività aerobica a moderata intensità per almeno 30 minuti 5 volte a settimana e/o attività aerobica vigorosa per almeno 20 minuti 3 volte a settimana. Contrariamente a quando si pensa, l’ottimizzazione dei risultati si ottiene con l’aggiunta di due sedute a settimana in giorni non consecutivi di pesistica.
3. Cura dell'alimentazione
A. Considerate le alterazioni del metabolismo insulinico nella Pcos, è stato indagato il ruolo dei carboidrati sia nella patogenesi sia nel percorso delle pazienti dopo la diagnosi. In alcuni studi sembra che i carboidrati derivati da latticini e alimenti amidacei, nonché le proteine del siero del latte, provochino una secrezione insulinica post-postprandiale maggiore rispetto a frutta, verdura e carboidrati non amidacei.
B. Ad oggi altri studi al contrario non mettono in risalto la superiorità di approcci dietetici low-carb nel trattamento di pazienti con Pcos, né di diete al ricche di proteine, rispetto a una dieta bilanciata basata sul pattern mediterraneo.
Per tali ragioni vige sempre la regola della nutrizione personalizzata, in maniera tale da trovare l’approccio nutrizionale adeguato alla tipologia singolare di ciascuna donna.
In generale, la restrizione calorica sembra essere più importante della ripartizione stessa dei macronutrienti e qualsiasi dieta ipocalorica che garantisca una riduzione del 5-10% del peso porta ad un miglioramento dei parametri metabolici tipici di pazienti con Pcos.
È riscontrato che un calo ponderale dell’11% in 6 mesi porta ad un miglioramento della sensibilità insulinica del 70% con un migliore ripristino delle funzionalità riproduttive.
4. Integrazione
Spesso viene consigliata l’integrazione a base d’inositoli, un gruppo di polioli naturali presenti negli alimenti, tra cui frutta, fagioli, cereali e noci e, come, componenti dei fosfolipidi della membrana cellulare, delle lipoproteine plasmatiche o delle forme di fosfato nel nucleo, sono coinvolti in molti processi cellulari. Il mio-inositolo e il d-chiro-inositolo hanno ruoli differenti nella mediazione del segnale dell’insulina: il primo contribuisce all’ingresso del glucosio nella cellula come substrato immediatamente disponibile, mentre il secondo prende parte al metabolismo ossidativo e non ossidativo cellulare che porta alla produzione di glicogeno a livello del tessuto adiposo, del muscolo e del fegato.
Note personali:
In base alla mia esperienza lavorativa, mi rendo sempre più conto dell’importanza di un approccio multidisciplinare per riuscire ad ottenere nel minor tempo possibile il miglioramento della condizione fisiologica. Dall'inizio della mia attività di nutrizionista ho sempre cercato il dialogo ed il confronto con altre figure professionali (medico, ostetrica, personal trainer, consulente d’immagine, psicologo…) in maniera tale da ottenere i migliori risultati nell'approccio nutrizionale e non solo.
Presso gli studi di Milano e Sassari sono attive delle collaborazioni altamente personalizzate che mirano a porre il paziente in primo piano.
Se vuoi conoscere e approfondire il mio metodo di lavoro, non esitare a contattarmi.
Dott.ssa Bruna Mameli
Biologa Nutrizionista
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